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Intervista a Cathy Troester
Responsabile marketing alla Camera di Commercio di Nizza

  1. Buongiorno, prima di iniziare potrebbe gentilmente presentarsi?

    Sono responsabile marketing alla Camera di Commercio a Nizza dal 2017. Prima mi trovavo a Lione ed ero responsabile marketing alla Vinci, un gruppo che fa costruzioni e lavori pubblici (BTP), ovvero costruisce ponti, autostrade, stadi, ecc. Da quando ho terminato gli studi nel 2008, la mia competenza è stata il marketing relazionale con i clienti e dal 2019 insegno all'università. Parallelamente, sono un allenatore sportivo e ho completato la mia formazione un anno fa. 
     

  2. ​​Com’è stato il primo impatto con il telelavoro, è stato una novità? O l’aveva già utilizzato in precedenza? Sicuramente c'è stata un'accelerazione che non ci si aspettava…

    Il primo impatto ha avuto luogo nel maggio 2020. Quindi questo è stato abbastanza particolare. Sono partita in formazione nel febbraio 2020. Nel nostro lavoro non ci è permesso il telelavoro, era vietato, i dirigenti non sono affatto a favore, quindi purtroppo sono stati obbligati a svolgerlo a causa del Covid a marzo 2020, ma io ero in formazione. D'altra parte, la mia attività di formazione è durata nove mesi ed era un corso  per diventare allenatore sportivo, quindi sono tornata al lavoro per uno o due mesi, quando le palestre non erano aperte, attraverso l'accordo del mio datore di lavoro, e sono riuscita a telelavorare. Quindi era nuova esperienza, non l'avevo mai utilizzata prima ed è così che è andata. Credo di trovarmi abbastanza bene con questo nuova modalità di lavoro. Ma penso che dipenda molto dalla persona: dove vive, come vive. Penso che sia complicato per chi ha dei bambini, io al contrario non ho figli. Vivo in una casa abbastanza grande e penso che sia abbastanza comodo telelavorare in queste condizioni.

     

  3. Com’è cambiata l’organizzazione del telelavoro prima e durante il COVID-19?

    Dunque, l'organizzazione in sé credo che non si sia davvero evoluta. Infatti, avevano istituito dei team poco prima del Lockdown e avevano messo in atto un piano chiamato "un piano di trasformazione digitale", per i dipendenti, ma in quel periodo non si parlava ancora di Covid. Era davvero per incoraggiare i dipendenti a diventare digitali, quindi avevano organizzato una piccola sfida nell'estate del 2019 per incoraggiarci a passare a Microsoft Teams. Non si parlava affatto di distanziamento sociale, era più un "ecco, hai tutti gli strumenti, puoi lavorare in Teams in modalità progetto condividendo documenti tra persone autorizzate". In seguito hanno creato delle sfide. C'erano grandi premi da vincere, c'era una sorta di concorso, c'era anche un computer da vincere, quindi c'erano diversi incentivi. Poi è arrivato il Covid e così eravamo tutti equipaggiati. Avevamo già tutti gli strumenti, quindi non credo che si sia necessariamente evoluta. Dopo, ci sono piccole cose, che riguardano di più l'organizzazione personale. Io personalmente non ho davvero sperimentato la modalità di confinamento, perché avendo un corso di formazione ho dovuto spostarmi un po'. Quello non era affatto il mio lavoro attuale, e ora abbiamo un giorno di telelavoro, ma sempre per Covid. Quindi non è previsto nel contratto collettivo, è dovuto alla pandemia e in più abbiamo diritto ad una giornata di lavoro ed è anche aumentata a una settimana a causa dell'accelerazione della quinta ondata. 

     

  4. Come vede il telelavoro nel futuro, sarà la modalità di lavoro predominante? E secondo lei rimarranno gli schemi gerarchici tradizionali o le decisioni dell’azienda saranno prese in modo più decentrato? (Per esempio, orientate su modelli basati su network di team senza capi)

    Penso che per tutto ciò che sia lavoro terziario informatizzato e via dicendo, può effettivamente essere un modello di lavoro, può anche essere una leva di negoziazione quando si accetta un nuovo lavoro. Poi, nel telelavoro a tempo pieno, penso che sia complicato, perché non c'è contatto con l' equipe, che è importante, anche gli scambi informali sono molto importanti per una squadra. Per esempio, abbiamo festeggiato il Natale questa mattina, dato che questa settimana è un po' più tranquilla, abbiamo preso il caffè tutti insieme. Alla fine è un modo più simpatico perchè così conosciamo le persone. Quindi penso che sia importante integrare il telelavoro per due motivi: primo, per la protezione dell'ambiente, e secondo per gli ingorghi del traffico che sono una perdita di tempo, è in più si evita irritazione, noia, mentre si può risparmiare tempo o nel lavoro o facendo qualcos'altro di maggiore qualità (badare ai propri figli, uscire, prendere aria fresca, fare sport). Riguardo ai modelli gerarchici?
    No, penso che i modelli gerarchici continueranno. Ti faccio l'esempio concreto della CCI (Camera di Commercio e Industria): abbiamo il diritto al telelavoro ma, per esempio, vedo che i superiori si prendono pochissimo tempo libero, il nostro Direttore Generale è lì tutti i giorni, è molto presente. Il nostro Direttore Generale è qui tutti i giorni, è molto presente. Spesso prendo il mercoledì libero, se ho una riunione con lui vengo, mi organizzo e cambio il mio giorno di telelavoro. Dopo di che, conosco solo questa azienda quindi non posso dire molto, ma penso che i modelli gerarchici tradizionali continueranno. E poi nel mio modo di pensare dipende da che tipo di capo hai, ma io ho una manager molto brava che è giovane, e francamente abbiamo bisogno di qualcuno che dia l'impulso, che dia una linea. Penso che questo sia importante. Troverei molte difficoltà nell' avere una squadra senza un superiore , ma beh, perché no! Forse, opterei per questa modalità nelle start-up che sono molto piccole.

     

  5. Secondo lei è pericoloso per un telelavoratore non riuscire più a distinguere la dimensione lavorativa e quella familiare? Anche se esiste il diritto alla disconnessione, esso viene sempre rispettato?

    Sì, penso che sia pericoloso, ma spetta ai lavoratori mettere delle barriere, discutere un po' di questi orari. Penso che sia anche molto facile, quando non si ha una linea di condotta, alzarsi all'ultimo minuto e vestirsi. Per esempio, io faccio sport tutto il tempo, tutti i giorni, e penso che sia importante dare un ritmo alla giornata: uscire, o fare attività all’aperto. Permette anche di fare una distinzione tra lavoro e vita familiare. 

     

  6. Lei si sente più al sicuro a lavorare da casa o si sente più tutelata e presa in considerazione lavorando in azienda fisicamente? Esistono incentivi o agevolazioni fiscali per lavorare da remoto? (Per esempio, apparecchiature fornite o almeno rimborsate dal datore di lavoro)

    Francamente, non ho una risposta chiara a questo quesito. Non mi sento più sicura a casa, o comunque avrei una leggera preferenza per il fatto che le nostre vite sono più prese in considerazione lavorando fisicamente in azienda. L'ho visto all'inizio dell'anno: avevamo ancora la scelta, abbiamo cambiato abbastanza tra tre giorni, poi quattro, dopo marzo ho cercato di passare sempre uno o due giorni a settimana perché lo trovo complicato lavorare sempre da remoto. Ci sono persone che non vediamo da quarantacinque giorni ed è un po’ strana come situazione. 
    So che ci sono datori di lavoro che hanno rimborsato le attrezzature, la bolletta della luce, ne ho sentito parlare, o anche il wifi. Ma questo non è il nostro caso. In seguito, c'è stata gente che si è lamentata con EDF perché i consumi del riscaldamento erano elevati quando eravamo a casa.

     

  7. Quali possono essere le problematiche che possono avvenire a distanza e che invece fisicamente si risolverebbero molto più velocemente? A distanza si fatica di più a mantenere una concentrazione alta?

    No, penso che ci possano essere delle incomprensioni, ma poi si va dalla persona fisicamente, si parla, e se non si capisce la stessa cosa si discute e il problema si risolve. 
    E se è più difficile mantenere un alto livello di concentrazione a distanza? Lo trovo più facile a casa. Questo pomeriggio ero costantemente disturbata, anche se è il 21 dicembre, e pensavo di fare dei passi avanti in molte cose, ma in realtà la gente veniva a trovarmi ogni cinque minuti. Quindi no, a casa è più facile, credo. Ci sono momenti al lavoro in cui è più facile concentrarsi perché c'è meno gente intorno, ci sono persone che lavorano su dei file e così via, ma delle volte si può anche essere facilmente disturbati al lavoro.

     

  8. Secondo lei l’Italia possiede abbastanza risorse, cultura, know how tecnologico e le tutele per i telelavoratori sono abbastanza sviluppate per garantire un lavoro dignitoso e un "mondo" digitalizzato? O esistono ancora lacune da colmare?

    Credo di sì. Abbiamo le risorse, il know-how tecnologico e una protezione giuridica che funziona bene. E se ci sono ancora delle lacune da colmare, io personalmente non ho degli esempi concreti. Ma come ha detto lei, c'è il diritto alla disconnessione, ma si dovrebbe essere più espliciti su questo punto.

     

  9. Ci sono delle riflessioni ed esperienze vissute particolari che vorrebbe condividere?

    No, sul telelavoro, francamente, non ne ho. Il mio manager è una persona molto buona, quindi è una persona che non esita a chiamarmi alle 8 di sera, anche quando sono in ufficio. Dopo di che penso che in ogni caso il manager fa un sacco di cose sul lavoro. Penso che il manager sia davvero qualcuno che non sia necessariamente simpatico ma che abbia un buono stato d'animo, che abbia fiducia, altrimenti inizia ad essere complicato lavorare bene.

     

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