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Intervista a Carla Stefania Riccardi
Coordinatore del Dipartimento politiche del lavoro e della formazione presso l’Amministrazione regionale della Valle d’Aosta

  1. Buongiorno, prima di iniziare potrebbe gentilmente presentarsi?

    Buongiorno, mi chiamo Carla Stefania Riccardi, sono coordinatore del Dipartimento politiche del lavoro e della formazione presso l’Amministrazione regionale della Valle d’Aosta.

     

  2. Com’è stato il primo impatto con il telelavoro, è stato una novità? O l’aveva già utilizzato in precedenza? Sicuramente c'è stata un'accelerazione che non ci si aspettava…

    Personalmente non ho beneficiato del telelavoro nemmeno durante il primo lockdown, dovendo gestire le misure economiche per cittadini e imprese legate alla pandemia. Tuttavia, la totalità del personale nel primo lockdown e una parte di esso durante la seconda ondata hanno beneficiato della modalità di lavoro agile. La mia valutazione è media, nel senso che, se per alcune tipologie di attività, al netto di alcune iniziali criticità tecnologiche, lo smart working si è rivelato efficace, così non è stato per altre attività.

     

  3. Com’è cambiata l’organizzazione del telelavoro prima e durante il COVID-19?

    Vi è stata molta più attenzione ad aspetti legati alla sicurezza di utenti e di operatori; si è dovuto insistere sulle competenze digitali del personale e sulla flessibilità degli orari.

     

  4. Come vede il telelavoro nel futuro, sarà la modalità di lavoro predominante? E secondo lei rimarranno gli schemi gerarchici tradizionali o le decisioni dell’azienda saranno prese in modo più decentrato? (Per esempio, orientate su modelli basati su network di team senza capi)

    L’Amministrazione pubblica è molto diversa, per logiche interne e modelli organizzativi, dal mondo privato. Sicuramente, il telelavoro diventerà una delle possibili modalità organizzative, specialmente per le attività svolgibili da remoto (caricamento dati, controlli su check list o su atti amministrativi ecc.), ma non potrà sostituire il lavoro in toto.

     

  5. Secondo lei è pericoloso per un telelavoratore non riuscire più a distinguere la dimensione lavorativa e quella familiare? Anche se esiste il diritto alla disconnessione, esso viene sempre rispettato?

    Questo tema è particolarmente delicato, soprattutto per i livelli intermedi e la dirigenza. La “connessione perenne”, infatti, può oggettivamente creare criticità, non consentendo più delimitazioni di fasce orarie precise. Occorre dotarsi di policy concertate anche con la componente sindacale, per garantire il diritto alla disconnessione.

     

  6. Lei si sente più al sicuro a lavorare da casa o si sente più tutelata e presa in considerazione lavorando in azienda fisicamente? Esistono incentivi o agevolazioni fiscali per lavorare da remoto? (Per esempio, apparecchiature fornite o almeno rimborsate dal datore di lavoro)

    Personalmente, preferisco lavorare in presenza, sia per la possibilità di confronto costante con collaboratori e superiori, sia per la “ritualità” del lavoro in sé. Per quanto riguarda la politica incentivante, questa non è prevista – almeno allo stato attuale – nei contratti pubblici.

     

  7. Quali possono essere le problematiche che possono avvenire a distanza e che invece fisicamente si risolverebbero molto più velocemente? A distanza si fatica di più a mantenere una concentrazione alta?

    Sicuramente la concentrazione, specialmente durante riunioni di una certa durata, può venir meno in videoconferenza; in questo caso, credo che l’evoluzione dei sistemi tecnologici potrà essere di aiuto per i prossimi anni. Credo, tuttavia, che l’interazione fra colleghi che avviene in presenza non possa essere analoga se ci si incontra da remoto.

     

  8. Secondo lei l’Italia possiede abbastanza risorse, cultura, know how tecnologico e le tutele per i telelavoratori sono abbastanza sviluppate per garantire un lavoro dignitoso e un "mondo" digitalizzato? O esistono ancora lacune da colmare?

    Occorre investire sulle infrastrutture, ma prima di tutto sulle competenze digitali diffuse e, in ogni caso, non generalizzare, in quanto molti lavori non potranno mai essere rese da remoto (si pensi a tutte le attività rivolte alla cura della persona)

     

  9. Ci sono delle riflessioni ed esperienze vissute particolari che vorrebbe condividere?

    La presenza della pandemia, nel nostro Dipartimento, ha consentito di dare maggior valore alle relazioni interpersonali. Il personale, dopo le prime settimane di lockdown, ha chiesto di poter rientrare in servizio, nel rispetto delle regole sul distanziamento, pur di poter tornare ad incontrare i colleghi. Abbiamo, dunque, introdotto le riunioni all’aperto, nel cortile interno della nostra sede, che sono restate una abitudine anche quando l’emergenza sanitaria si è attenuata.

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